Treviso. In questo periodo molto grave e pieno di incognite, con un futuro tutto da decifrare sia per quanto riguarda l’emergenza sanitaria mondiale che per i suoi inevitabili danni collaterali, sostenere e quindi scrivere di una lodevolissima iniziativa organizzata a difesa della nostra lingua potrebbe risultare inopportuno e, forse, anche fastidioso.
Tuttavia neanche la nostra lingua ufficiale (l’ITALIANO!) se la passa bene. La situazione sta peggiorando sempre di più. Tra gli insopportabili ed inutili anglismi, insieme ad una sempre più crescente anarchia del suo utilizzo da parte dei professionisti della comunicazione parlata e scritta, per non tacere di tutte le altre categorie professionali, il nostro bellissimo idioma si trova a dover fronteggiare un vero e proprio letale accerchiamento.
Sono circa tre decenni che l’Accademia della Crusca, insieme a tutti gli studiosi ed esperti di linguistica e di filologia, sta cercando di erigere un’immaginaria diga protettiva per difendere l’integrità e la “purezza” della lingua italiana contro la devastante piena di inutili e tossici termini di origine anglosassone.
Supporre che l’utilizzo delle parole straniere, e nella fattispecie di quelle della lingua inglese, in sostituzione delle parole italiane già presenti nel nostro ricco vocabolario sia un segno di progresso e modernità è del tutto fuorviante, volgare ma, soprattutto, venefico per la nostra radice culturale.
Seguire i telegiornali, ascoltare i notiziari radiofonici dove i giornalisti ostentano vocaboli inglesi senza soluzione di continuità, dimenticando di proposito dell’esistenza del corrispondente termine in italiano, quasi a vergognarsi della nostra lingua, è deprimente, triste, per niente professionale e rasenta quasi il ridicolo.
L’italiano è la quarta lingua più studiata al mondo risultato molto lusinghiero per un idioma che si trova al 21° posto tra le lingue più parlate oggi.
Eppure da troppo tempo oramai non viene più protetta e tutelata a dovere. Nelle redazioni giornalistiche, gli editori, i personaggi pubblici, una vera e propria catena umana di figure istituzionali e professionali da anni snobbano di proposito il grido di allarme per una lingua nazionale che si sta impoverendo sempre di più e sta perdendo, giorno dopo giorno, l’autonoma rigenerante capacità di evolvere.
Lo scopo dell’iniziativa di un gruppo di intellettuali e di studiosi della nostra lingua è quello di sollecitare ed incoraggiare una campagna mediatica, come già avvenuto in Spagna ed in Francia per lo spagnolo ed il francese, al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica del grave problema ma, in particolare modo, per difendere e favorire l’ITALIANO (!) denunciando la pericolosa discriminazione delle parole del nostro consistente patrimonio lessicale.
Nessun complesso di inferiorità verso la lingua inglese dunque, non vi è proprio nulla che lo giustifichi. Non vergogniamoci dell’italiano. Usiamolo, amiamolo!
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